Molte tecniche sviluppatesi in occidente hanno come obiettivo il rilassamento del corpo e la tranquillità della mente. A chi è abituato a dover correre, a chi conduce una vita imperniata sul principio del produrre e del raggiungere ad ogni costo degli obiettivi, ciò potrà forse sembrare un traguardo desiderabile.
Il punto di vista occidentale ha dato vita per questo a metodi che sono di aiuto per continuare a condurre una vita frenetica senza che le conseguenze siano irreversibili.
È che così non cambia niente, sembra sempre di dover trovare un modo per correre più veloci adottando rimedi temporanei per evitare di crollare. Non lasciamoci ingannare, non cerchiamo metodi per continuare a star male per non stare peggio.
Lo scopo dello yoga non è di tamponare le fluttuazioni della mente.
Lo yoga agisce al di là della mente stessa; può creare un terreno psichico così forte da contrastare ogni assalto di pensieri, paure, ansia e scoraggiamento. Fa sì che l’uomo sia testimone delle emozioni, negative e positive, senza che esse lo possano condizionare e guidare. L’essere umano in questo modo struttura un suo rigore interno ed esterno che gli permette di non vivere conflitti interiori, che genererebbero malessere e malattie.
È il sentiero degli otto gradini dello yoga, ognuno dei quali è un ponte verso il successivo, che porta infine a vivere l’esperienza del Samadhi. È un crescendo di aspirazione ed ispirazione, che ci induce a lasciare indietro quello che non è funzionale ad una vita felice lasciando alle spalle senza rimpianto i modelli di vita con cui non ci sentiamo allineati. È scoprire che possiamo decidere della nostra vita e che abbiamo la forza e la resistenza per farlo. Il cammino dell’ottuplice sentiero è un regalo dello yoga all’umanità. Non riconoscerlo e farne buon uso è un vero peccato.
Maria F. Rummele