Proviamo ad immaginare per qualche istante di uscire dalla dimensione del tempo lineare, quella per intenderci in cui viviamo il tempo presente, preceduto dal passato e seguito dal futuro. E in questa nuova, immaginaria dimensione allargata, anche lo spazio, nella sua diversa relazione con il tempo, si modificherebbe.
Basta ora un semplice sguardo per osservare che ogni cosa, ogni suo sviluppo e cambiamento, coesistono nello stesso momento. Vedremmo splendere contemporaneamente il sole e la luna. Vedremmo sovrapporsi e intersecarsi danzando l’una con l’altra, la bassa e l’alta marea. Sarebbe evidente che il solstizio d’estate che tanto amiamo esiste grazie al solstizio d’inverno di cui è lui stesso la causa. Vedremmo quanto sia naturale la compresenza di opposti e come siano essi stessi causa e allo stesso tempo scopo dell’esistenza dell’altro. In questa dimensione spazio temporale modificata la nostra ombra e la nostra luce apparirebbero di ugual valore, compagne indivisibili l’una dell’altra.
Ci accorgeremmo che non dare spazio agli aspetti di noi che ci appaiono un po’ ombrosi e che meno amiamo, che crediamo essere difetti e che vorremmo nascondere, impedisce alla nostra luce di splendere.
Se d’altra parte imparassimo a riconoscerlo e ad integrarlo nella nostra vita, il fango che è dentro di noi, temuto e rinnegato, diventerebbe humus, terra fertile in cui custodire e far crescere i semi della nostra fioritura fisica e spirituale. Sarebbe, anzi sarà, il luogo nel quale e grazie al quale la vita si prende cura di noi. E se proviamo a riconoscerne l’importanza non ci darà più alcun turbamento, così come non ci procura disagio bensì osserviamo stupiti, il fango da cui cresce (e solo lì può crescere) un fiore di loto.
Maria F.Rummele