Le posizioni capovolte, sia quelle in cui siamo completamente capovolti sia quelle in cui lo siamo parzialmente, sono quelle in cui il bacino è più in alto della testa. Ci sottraggono alla pesantezza della forza di gravità che è, per il corpo, elemento di affaticamento e di usura.
Comprendiamo facilmente questo concetto se pensiamo che per riposare o dormire viene spontaneo sdraiarci. Proviamo immediatamente leggerezza e ci pervade un senso di liberazione.
È in queste posizioni che il corpo si rigenera.
Nelle posizioni capovolte la prospettiva cambia radicalmente. Occorre con pazienza costruirle, esplorarne le leve e trovare nuovi equilibri.
Quando poi con tenace costanza arriviamo a sentirle nostre, riconosciamo la stessa confortevole sensazione dell’assenza di gravità, della leggerezza.
È una condizione di silenzio totale che si contrappone alla ripetitività di azioni e pensieri con i quali gli altri ci identificano e ai quali noi stessi affidiamo la nostra identità. È un po’ come essere altrove, in uno spazio libero da pensieri e da costrizioni, una sensazione che proviamo quando siamo in vacanza, magari da soli. È assenza di vincoli, pressioni, aspettative.
È verso la libertà che le posizioni capovolte ci portano, e quel senso di smarrimento e di leggera vertigine che proviamo nel farle, ci segnala che siamo nella direzione giusta.
Maria F.Rummele