SATPREM E SRI AUROBINDO

A tutti può capitare di vivere degli attimi di particolare felicità in cui sembra di essere in “stato di grazia”.  Sono di solito momenti riconducibili a qualcosa di esterno: un’attività che amiamo in modo particolare, qualcosa che abbiamo creato o di cui ci siamo accorti, un lavoro ben fatto o qualcosa di bello che abbiamo detto.

Si tratta quasi sempre di istanti, brevi, ma che ci lasciano l’impressione di aver “respirato l’infinito”. Come se si fosse aperto, per poi presto richiudersi,  un varco verso qualcosa a cui di solito non abbiamo accesso.

Sri Aurobindo ha dedicato la sua esistenza alla ricerca di questo varco dentro di noi e a trovare il modo di non farlo richiudere. 

È il territorio nel quale si dispone di una visione globale, un allargamento dell’essere. 

“Chi NON PUÒ” dice Satprem spiegando il pensiero di Aurobindo “è perché NON VEDE. Vedere, vedere totalmente, è per forza un potere. Ma il potere sopramentale non obbedisce alla nostra logica e alla nostra morale, vede a grandi distanze sia spaziali che temporali; non cerca di tagliare via il male per estrarre il bene, non lavora a colpi di miracoli. Estrae il bene rinchiuso nel male, dirige la sua forza e la sua luce sulla metà d’ombra perché dica di sì alla metà di luce. E là dove agisce, il primo effetto è lo scoppio immediato di una crisi: l’ombra viene a trovarsi faccia a faccia con la propria parte di luce. Un potentissimo fermento evolutivo”.

Lo Scopo più alto è… diventare quello che saremo.  

Sri Aurobindo è nato a Calcutta il 15 agosto nel 1872.

È ReYiY’eL l’angelo di questi giorni. ReYiY’eL ci indica che che per dare nuovo impulso alla nostra vita occorre allargare il cuore, e una strada per farlo è accorgersi della bellezza e della grandezza del provare sentimenti. 

Maria F.Rummele

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